BENEDETTA MARCELLO _ FOTO DI CAMILLA ZALI

L’adolescenza è il periodo di passaggio tra l’età infantile e quella adulta, il nostro corpo cambia così come le nostre idee. Gli anni adolescenziali possono essere considerati i più belli o i più difficili della nostra vita ma, nonostante questo, sono gli anni che ci resteranno più impressi nella memoria. Magari un giorno, guardando una vecchia foto, evocheremo il ricordo di quella bellissima giornata d’estate passata a ridere con gli amici; come se passassimo un panno pulito sulla nostra memoria “spolverando” i ricordi.

Nell’adolescenza noi ragazzi ci sentiamo grandi e maturi, abbiamo bisogno di credere in noi stessi e nei nostri sogni creandoci un piccolo mondo personale. Quando ci chiudiamo la porta alle spalle, quando usciamo lentamente dal nostro mondo, troviamo spesso qualcuno pronto a “demolizzare” tutti i nostri castelli di sogni e speranze: i genitori. Non vorrei essere troppo drastica o negativa nell’affermare ciò ma, come è giusto che sia, i genitori devono cercare di farci restare con i piedi per terra, come se fossimo dei palloncini colorati pronti a fuggire in cielo e perderci tra le nuvole. Secondo me questo controllo esercitato sui propri figli non deve essere eccessivo; i palloncini devono abituarsi ai cambiamenti delle correnti, di conseguenza il rischio maggiore che un genitore può incontrare è quello di non capire il figlio.

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Nell’adolescenza, specialmente nel mio caso, si cambia spesso opinione e si crede di non avere punti di riferimento, a volte pur essendo circondati da varie persone ci sentiamo soli perché quando ci manca qualcuno non ci servono gli abbracci degli altri. Ci capita di sorridere alla fermata del pullman ripensando alla battuta fatta in classe, o di piangere notti intere perché un soffio di vento ha fatto crollare uno dei nostri fragili castelli di sogni.

Credo che le due cose principali che accomunano i giovani d’oggi siano la scuola e i genitori. Passiamo pomeriggi a parlare delle sgridate ricevute per quella sola insufficienza di latino, sembriamo insofferenti e annoiati ma secondo me è il risultato della scarsa fiducia che a volte viene riposta nei nostri confronti.
In questo periodo della nostra vita un’altro elemento importante è l’amicizia. Io personalmente passerei l’intera vita con la mia migliore amica, solo lei sa capirmi fino in fondo, solo lei riesce a farmi ridere anche quando non ho nemmeno la forza di sorridere. Nonostante ciò noi ragazzi abbiamo bisogno anche della presenza di figure adulte disposte ad incoraggiarci e a spingerci oltre i nostri limiti.

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Molte persone dicono che l’adolescenza sia l’età dell’amore, io credo che l’amore possa essere vissuto in qualunque momento della nostra vita, l’importante è essere pronti ad accettarlo. L’amore ci cambia e ci può rendere improvvisamente forti o tremendamente fragili. Penso che amare significhi essere sempre presenti e disposti a tutto, non esiste il “non ho tempo” perché se si ama veramente una persona il tempo per stare insieme lo si trova. Dal mio punto di vista amare è ridere di ogni problema pensando che magari la vita in due sarà meno dura, restare abbracciati per ore e dimenticarsi del mondo e dei suoi problemi.

Inoltre nell’adolescenza la musica assume un ruolo molto importante. Trascorriamo un’infinità di ore ad ascoltare canzoni su canzoni convincendoci che quelle parole siamo rivolte a noi. Nel mio caso la musica definisce le mie giornate, mi cambia l’umore ed è in grado di ricordarmi momenti del passato facendomi rabbrividire ad ogni flashback.
Comunque l’adolescenza non è sempre un periodo “facile”; a volte ci troviamo a dover affrontare problemi più grandi di noi che ci minacciano come un ago minaccia di far scoppiare un palloncino. Queste situazioni sono tipiche del bullismo, ovvero il sentirsi superiori sfogandosi sugli altri. Il ragazzo che viene bullizzato può essere spinto a compiere atti illogici e può sentirsi solo contro il mondo, incompreso e abbandonato; nella sua mente non ci sono più castelli di sogni ma il vuoto e la solitudine più totale. È come se qualcuno dentro di lui gridasse aiuto senza avere la forza di emettere alcun suono.

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Secondo me per affrontare e vivere serenamente questo periodo della nostra vita bisogna restare con i piedi per terra senza però perdere l’abitudine di sognare. Molte persone mi identificano come una sognatrice, io semplicemente credo che l’unico filo conduttore tra l’infanzia e l’età adulta sia il sogno. Una persona sognando ritorna bambina e in parte vive ciò che non può realizzare veramente. A parer mio ogni ragazzo ha bisogno, in un certo senso, di “staccare la spina” e di allontanarsi dalla realtà e credo che l’unico mondo per farlo sia chiudere gli occhi e farsi trasportare in un altro mondo dove tutto è possibile.
Per concludere penso che non sia possibile parlare dell’adolescenza in modo generale senza dimenticare qualche “passaggio” o elemento perché oggi persona la vive in modo diverso guardando il mondo con occhi propri. L’adolescenza è un’insieme di emozioni che possono essere anche contrastanti ma sono comunque degne di essere vissute.