GIONA COLOMBO
Lettera impossibile a Ifigenia: dal mito alla realtà, le cause di un fenomeno che è giunto fino a noi attraverso i secoli. Una triste eredità che sarebbe ora di mettere da parte.
Cara principessa,
ho appreso dalle parole del buon Euripide, nella sua opera “Ifigenia in Aulide”, la vostra storia e ne sono rimasto molto colpito. A beneficio di chi non la conoscesse, cercherò qui di sintetizzarla, prima di esprimere le mie considerazioni. Presso il porto di Aulide (in Tessaglia, di fronte all’Eubea) si sono radunati i guerrieri Achei per marciare contro Troia, però c’è bonaccia, causata dalla dea Artemide, cui Agamennone non ha tributato i dovuti sacrifici. Costui, in quanto capo della spedizione, è responsabile di tutto l’esercito e si sente in dovere di ascoltare l’oracolo che predice che, solo sacrificando la primogenita del re, Artemide avrebbe fatto cessare la bonaccia; Agamennone allora invia una lettera ingannevole alla moglie Clitemnestra: lei e Ifigenia avrebbero dovuto recarsi al porto per celebrare le nozze tra la fanciulla e Achille. Le due, onorate, partono. Il re è dilaniato dal dilemma tragico: uccidere la figlia e salvare l’esercito o sterminare l’esercito facendolo morire di fame e salvare la figlia? Agamennone è pentito della sua azione e consegna al servitore (che gli aveva portato la risposta) una seconda lettera che annulla gli ordini della prima. Menelao intercetta la seconda lettera e si infuria dicendo che il fratello non può anteporre i suoi interessi a quelli dell’esercito. Agamennone ribatte che è colpa di sua moglie Elena se si trovano in un tale frangente. Menelao comprende e consente al fratello di mandare la lettera, ma ormai è tardi: un messaggero annuncia l’arrivo delle due donne. Ifigenia è felice e il padre è ancora più lacerato dal dolore; Clitemnestra intanto si felicita con Achille per le nozze. La regina, tuttavia, capisce l’inganno e ha un forte diverbio con il marito. Lei stessa pone fine alla diatriba dichiarando di voler morire per la Grecia e di voler essere per questo ricordata, poiché è giusto che i Greci prevalgano sui barbari. Quindi si avvia all’altare. Un araldo racconterà il resto, che sarà sorprendente: al momento del sacrificio, la ragazza scompare ed al suo posto la dea Artemide invia una cerva, tra lo stupore e la felicità dei presenti, che in tal modo capiscono che la ragazza è stata salvata dagli dei ed ora dimora presso di loro. Il vento torna a spirare e la flotta può finalmente salpare verso Troia.
Mia cara, valorosa principessa, la sua vicenda mi ha riportato alla mente moltissimi “sacrifici” femminili accaduti nel nostro tempo, non certamente per salvare un esercito, ma dovuti alla cattiveria umana. Quasi quotidianamente purtroppo veniamo contristati da continui e sempre più crudeli femminicidi da parte di compagni, mariti o ex. Solo da pochissimi anni è scattata l’approvazione in CDM del decreto contro il femminicidio, ma sono occorse centinaia di vittime perchè si introducesse; ciò è in assoluto intollerabile.
Certamente questi efferati delitti contro il sesso debole sono inaccettabili ai giorni nostri, probabilmente, però parte di questo fenomeno ci deriva dall’antichità (si veda il vostro caso), dove le donne venivano considerate alla stregua di oggetti e dai parenti più prossimi o dai mariti potevano subire di tutto, dalle percosse alle violenze, ai matrimoni di interesse, senza avere la minima voce in capitolo. Allora il ruolo delle donne era differente: dovevano essere madri e restare costantemente in casa se appartenevano ad una classe abbiente; se invece facevano parte del popolo o del contado, oltre ad occuparsi della casa e dei figli avrebbero dovuto anche lavorare. Tutto ciò non avveniva esclusivamente a quei tempi, ma accade ancora oggi, non nei Paesi a regime democratico ma in molti altri sì. In alcuni stati gli uomini si sentono appoggiati da pretesti religiosi e in diritto di proibire alle donne qualsiasi forma di partecipazione alla vita pubblica, senza considerare ovviamente quella riguardante la vita politica, ma questo pare ancora poco in confronto agli abusi e alle violenze che si sentono in potere di compiere sulle donne. Agendo in questo modo si rendono crudeli agli occhi dell’opinione pubblica.
Come ultimo esempio che mi sembra giusto citare, vorrei esaminare il delitto d’onore. Forse è un caso fin troppo particolare, ma tengo ad una sua esposizione, poiché mi pare una rilevante prova della violenza sulle donne, praticamente gratuita. Se un marito fosse venuto a conoscenza dell’adulterio della moglie con prove sicure ed avesse colto in flagrante i due rei, avrebbe potuto uccidere sia la donna che l’amante; avendo come pretesto il proprio onore e la propria dignità offesi, avrebbe ricevuto una minuscola condanna, che ammontava a circa quattro anni di reclusione, se la memoria non mi trae in inganno. Questa normativa fu in vigore fino alla metà del secolo scorso, quando cioè il maschilismo era molto più radicato di oggi; un chiaro esempio si trova nel film “Divorzio all’italiana”, in cui recita il celebre attore Marcello Mastroianni. Purtroppo ribadisco che solo dopo innumerevoli casi di brutalità si è riusciti a prendere provvedimenti più severi e specifici riguardanti il fenomeno della violenza sulle donne, spesso posto in secondo piano.
Le soluzioni possibili per far sì che si estingua del tutto nella nostra società sono molteplici: intanto bisogna inculcare nelle nuove generazioni la sensibilità e l’attenzione verso tale fenomeno; attuare, come sta succedendo, leggi ad hoc ed istituire centri nei quali le vittime di violenza possano essere accolte e ascoltate, facendo in modo che non si sentano abbandonate al pericolo. Secondo la mia opinione, questi sono i principi che devono essere adottati dai rami competenti delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine, che in alcuni casi hanno dimostrato di aver preso erroneamente sottogamba le segnalazioni di donne che affermavano di essere state vittime di episodi di violenza; pertanto, se ci si impegnerà a fondo in questa battaglia con tutti i mezzi leciti disponibili, si potranno scongiurare nuove tragedie.
Altezza, per certi versi la situazione oggi non è molto mutata e questo, lo dico con angoscia, è un gran male. Sinceramente mi sono spesso interrogato sull’origine del fenomeno in questione, non è per nulla semplice conferirgli una corretta e unica derivazione, ma lo credo causato da una sorta di soggezione, di complesso di inferiorità dell’uomo nei confronti della donna, quasi si volesse impedirle di avere l’egemonia, usandole quindi anche violenza. Forse l’uomo sa che la donna può tenerlo in scacco con mille astuzie e con la seduzione, non per niente in una leggenda si narra che una donna riuscì a mettere nel sacco il Diavolo. Più vado avanti nel mio ragionamento, più mi accorgo che la mole di pensieri e riflessioni aumenta vertiginosamente, correrei quindi il rischio di addentrarmi in un campo troppo complesso ed elevato per me.
Principessa, non conosco di preciso l’origine del fenomeno, ma spero che alle donne, di cui gli uomini dovrebbero essere i difensori e i devoti compagni , sia concesso presto e ovunque di avere un ruolo conforme alla loro altissima dignità.
Il Suo devotissimo servitore