L’autore è Paul Celan ( 1920-1970) , poeta e traduttore, figlio di ebrei galiziani sterminati a Michailowka nel 1944. La poesia risale ai primi periodi della sua produzione ed è compresa in una raccolta dal titolo “La rosa di nessuno”.
Le composizioni di Celan sulla Shoa sono sempre piuttosto ermetiche, perché non esiste un linguaggio che possa descrivere l’orrore che è accaduto. Si può solo evocare, accennare, traslare in metafore sempre più dissolventi la realtà, perché quella realtà deve rimanere indicibile.
ERA TERRA DENTRO DI LORO, ed essi scavavano.
Essi scavavano e scavavano, così trascorrendo
il dì e la notte. E non lodavano Iddio,
il quale, gli fu detto, tutto questo voleva,
tutto questo, gli fu detto, sapeva.
Essi scavavano e nulla più udivano;
essi non capivano, né crearono un solo canto,
non si diedero una lingua.
Scavavano.
E giunse un silenzio, giunse anche un vortice,
giunsero i mari, tutti.
Io scavo, tu scavi, e scava anche il verme,
e ciò che lì va cantando, dice: Essi scavano.
Oh uno, oh nullo, oh nessuno, oh tu:
Dove s’andava, giacché non s’andava in alcun luogo?
Tu scavi ed io scavo, scavando ti raggiungo:
e al dito si ridesta a noi l’anello.