GIONA COLOMBO
Il 24 marzo Monsignor Franco Giulio Brambilla ha tenuto nell’aula magna del nostro istituto un’interessante conferenza, che spiegava dal punto di vista cattolico la Riforma luterana, dato che in questo anno ricorre il quinto centenario dello scisma. Erano presenti tutte le classi del terzo anno. Ecco alcune delle domande che gli sono state rivolte al termine del suo discorso:
La Riforma può aver avuto inizialmente un fondamento giusto, almeno quando contestava la corruzione della Chiesa, ma è stata successivamente strumentalizzata dai principi tedeschi per emanciparsi dal Papa? Le ragioni che hanno favorito la riforma sono molto profonde, interne e esterne alla chiesa. Quelle esterne sono da riferire al rapporto politico fra la Germania (il suo imperatore e i principi) e il papato. La riforma era una condizione facilitante: i principi ne ricavavano una maggior emancipazione dal papato. A facilitare lo sviluppo della Riforma fu sicuramente anche una crisi interna alla Chiesa: la lontananza del papato da Roma che perdurò fino al 1417 , lo scisma d’Occidente (la presenza di due o tre papi), il fenomeno del conciliarismo (la prevaricazione dei vescovi sul Papa). Dal 1450 al 1500 poi ci fu un periodo di depressione nella cristianità con situazioni di grave corruzione tanto che fenomeni di riforma erano già nati in grembo alla Chiesa. La riforma protestante fu una delle tante e ad essa fu contemporanea la Riforma cattolica che si configurò, successivamente e in risposta, come la Controriforma. Alcuni fattori civili ebbero poi ripercussioni sociali nell’Europa del XVI secolo: la scoperta dell’America che fece perdere la centralità all’Europa, il tramonto dell’Impero bizantino nel 1453, la cacciata definitiva dell’Islam dalla Spagna, la rivoluzione copernicana che scalzò la Terra dal centro dell’universo, la scoperta della stampa: grazie ad essa Lutero ebbe un grande successo: la sua riforma fu soprattutto popolare e attraverso libretti si diffuse. La traduzione della Bibbia in tedesco e l‘idea è che al centro ci sia l’uomo. Lutero, è appurato, voleva riformare dall’interno, ma vi fu un po’ di sordità da entrambe le parti.
Lutero adottò argomentazioni teologiche fondate oppure non molto credibili, come la dottrina della predestinazione e l’interpretazione del passo di San Paolo a proposito della giustificazione per fede? La dottrina della giustificazione è al centro della riforma: crolla il sistema Medievale in cui l’uomo è al centro. L’uomo è solo e come faccio a salvarmi? Di fronte a Dio può fidarsi solo della sua benevolenza. Il suo vero gesto è l’azzeramento della tradizione e l’attingere all’esame privato della scrittura. Questo però si ritorce contro di lui perché i contadini che danno una libera interpretazione della scrittura si rivoltano. La giustificazione per fede è l’unica forma del miglioramento. Non c’è una storia, un miglioramento progressivo, ma il solo abbandono costituisce tutto. L’umano si sente tirato per i capelli su dall’abisso.
Quella di Lutero è una religione creata per giustificare e venire incontro alle debolezze umane, eliminando la tensione al miglioramento attraverso le buone opere, cioè “Sola Fide”? Non è contro le opere buone, ma è contro le opere buone usate di fronte a Dio per vantarsi e ottenere la salvezza. La sua fede è un abbandono totale alla sua misericordia. Le buone opere non sono da eliminare, ma sono il fiore di una fede così. Cogitor ergo sum: sono pensato, sono amato, dunque sono.
Perché “non c’è bisogno di insegnamento ufficiale, di tradizione, l’unico magistero è la coscienza di ognuno che interpreta la Bibbia”?. Inoltre Maurice Brilliant in “Storia delle religioni scrive: “la conseguenza di ciò: trent’anni dopo Lutero, si ha il moltiplicarsi delle sette, il libero esame che avvia al libero pensiero”. L’unico magistero è la parola di Dio, ma per renderla attuale c’è bisogno della coscienza di ognuno che la interpreta. In tal modo però c’è stato il deflagrare di numerosissime confessioni religiose.
Qual è la differenza tra Transustanziazione e Consustanziazione? Lutero non mette in dubbio la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, rifiuta però le categorie della filosofia di Tommaso e della Scolastica per ammetterla, così conia questo nuovo termine. Sarà poi Calvino che rifiuterà categoricamente questo dogma.