GEREMIA MARCELLO_
Questo non è un titolo scritto per impressionare ma la semplice e spaventosa realtà del nostro Paese che deve fare i conti con l’ignoranza del suo popolo: circa l’80% di esso è analfabeta.
Sì, ma siamo sicuri di conoscere con esattezza questo fenomeno che al giorno d’oggi riguarda 3 persone su 4 ?
La maggior parte di noi pensa che l’analfabetismo sia l’incapacità di leggere e scrivere dovuta a una mancata istruzione o alla pratica insufficiente. Ha ragione, ma non è tutto; l’ analfabetismo così inteso è stato una vera e propria piaga intorno alla metà del ventesimo secolo e, per combatterla, sono state portate avanti diverse iniziative, come le scuole reggimentali, per chi era soggetto alla leva militare, e il programma televisivo “Non è mai troppo tardi”, che si poneva l’obiettivo di limitare l’espansione di tale fenomeno. Esiste però anche un altro tipo di analfabetismo ovvero quello “illettterale” o meglio noto come “funzionale”. Questo termine non si riferisce ad un’incapacità assoluta di leggere me scrivere, ma a una conoscenza di base che non viene sfruttata in maniera ottimale. Ancora oggi, seppur marginalmente, esiste la divisione tra letterati e illetterati, ma il fatto sconcertante è che sono proprio quest’ultimi ad essere in prevalenza. Ciò vuol dire che queste persone sono le stesse che ci circondano o con cui discutiamo insieme al bar, magari possono anche essere dei nostri cari e il loro voto è pari a quello di un letterato. Ci tengo a precisare che con questa affermazione non voglio sostenere che il valore del voto cambia a seconda delle doti di una persona, ma la domanda che mi sorge spontanea è questa: nel momento in cui si recano a votare, sulla base di cosa esprimono il loro voto se non sono in grado di apprendere pienamente ciò che hanno appena sentito o letto?
In passato analfabetismo era sinonimo di ignoranza, infatti uno studio governativo del 1911 dimostrò che l’aumento del tasso di natalità incrementava il numero di persone caratterizzate da questo problema che aggravava sulla sovranità del popolo. Dal mio punto di vista, anche se siamo riusciti a migliorare la situazione drammatica del passato, dobbiamo percorrere ancora molta strada perché trovo inaccettabile che il nostro Paese, discendente forse da uno dei più gloriosi popoli, sia stimato terzultimo dall’Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo, e che, su un campione di popolazione tra i 16 e 65 anni, solo il 19% possieda le competenze minime . L’analfabetismo non è certo una malattia ma un grande ostacolo; è come la siepe di Leopardi che non permette di guardare oltre e nella società odierna non ti consente di realizzare i tuoi sogni, chiudendoti molte porte e privandoti di innumerevoli possibilità. È anche per questo che va affrontato sia con opere da parte del governo sia con la nostra iniziativa personale, perché è scientificamente provato che, data la natura selettiva della nostra memoria, in età adulta tendiamo a regredire di cinque anni rispetto ai livelli massimi ottenuti durante gli anni degli studi. Vale a dire che, per esempio, se non mettiamo in pratica le nozioni di matematica che abbiamo imparato al liceo, con il passare degli anni le nostre competenze riguardanti questa materia caleranno. Se al giorno d’oggi esistono ancora così tanti analfabeti è perché, in fondo, un popolo di persone facilmente controllabili come delle marionette a qualcuno è utile…