BENEDETTA MARCELLO
Recentemente nelle sale cinematografiche è stato presentato il film “Noi siamo tutto”, tratto dall’omonimo libro di Nicola Yoon. La trama è incentrata sulla vita di una ragazza adolescente che per diciotto anni è sempre stata rinchiusa in casa a causa della sua malattia. La protagonista del film è infatti “allergica al mondo”: uscendo da casa sua, dove l’aria è filtrata e ogni oggetto è reso sterile, potrebbe rischiare la vita.
Questa “allergia al mondo” si chiama MCS, Multiple Chemical Sensibility, e non è un’invenzione cinematografica: è reale. “Sensibilità Chimica Multipla” è un termine creato da alcuni medici statunitensi che affermano di aver identificato un nuovo tipo di malattia, a loro dire, causata dal moderno stile di vita. Tale patologia consiste nell’impossibilità a tollerare un certo ambiente chimico o una certa categoria di sostanze. Questa sindrome tuttavia non è riconosciuta dallo Stato italiano, sebbene ne soffra in media il 3% della popolazione. Chi è affetto da questa malattia pare “allergico al mondo”: a profumi, cibi, metalli e a onde elettromagnetiche; spesso la vita dei malati si trasforma in una sorta di “isolamento” e reclusione. Troviamo tra gli “attuatori” dei sintomi della MCS in particolare le sostanze emananti forti odori tra cui profumi, detergenti, pesticidi, cloro nell’acqua, mobili e tappeti nuovi, inchiostro, farmaci e gas di scarico. Uno studio riporta che coloro che soffrono di MCS potrebbero avere una disfunzione neurologica nelle zone dedicate all’elaborazione dell’odore. Scaricata l’ipotesi che si tratti di un problema psichiatrico, resta quella che la malattia sia causata da una ridotta capacità di metabolizzare determinate sostanze a causa di una carenza genetica o della rottura di specifici enzimi.
Nonostante la comunità scientifica sia divisa su questo tema, anni di ricerche convergono su alcuni punti in comune per quanto riguarda la sua natura di origine ambientale, e in Paesi come Stati Uniti, Finlandia,Germania, Spagna e Gran Bretagna la MCS è stata riconosciuta come malattia e pertanto sono previste terapie e tutele. La diagnosi di MCS e l’esistenza stessa di questa patologia sono ancora dubbie e controverse: alcune delle principali società medico-scientifiche statunitensi hanno escluso la sua natura organica ed è stato evidenziato che si tratta spesso di sintomi psicosomatici con forti componenti di stress e autosuggestione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si tratta di una condizione patologica priva di evidenti basi tossicologiche o fisiologiche. Il Ministero della Salute italiano preferisce definire la MCS come “un disturbo cronico, reattivo all’esposizione a sostanze chimiche a livelli inferiori rispetto a quelli tollerati generalmente da altri individui; in assenza di test in grado di spiegare segni e sintomi, la reale esistenza e la definizione di tale patologia è oggetto di ampio dibattito a livello scientifico”. In Italia la malattia è stata spesso accostata a un problema psichiatrico e tutt’ora non è riconosciuta a livello nazionale. Le sole speranze provengono dai singoli casi regionali, dove la MCS è indicata come “malattia rara”, ma il traguardo è ancora ben lontano dal momento che, come sostiene la dottoressa Alessandra Viola, assistente del dott. Genovesi (uno dei massimi esperti in Italia di tale sindrome),“ad eccezione di poche realtà regionali i malati devono sostenere in proprio quasi tutte le spese. La maggioranza delle persone affette da MCS finisce per isolarsi soprattutto a causa dell’impossibilità di accedere alle cure e alle terapie”. Inoltre in Italia sono pochissime le strutture adatte ad ospitare persone affette da questo tipo di morbo, i costi sono molto elevati e non vi sono mezzi “speciali” per il trasporto dei malati di MCS.
Per quanto riguarda la cura, non c’è ancora nessuna validità generale,ma in alcuni casi la somministrazione di antidepressivi o integratori di vitamina c contribuisce al rallentamento della malattia. Insomma non c’è ancora nulla di certo, tutto si sfuma in una gigantesca nuvola di parole e termini scientifici che sul piano pratico hanno ben poco effetto. Al giorno d’oggi non c’è nulla in grado di prevenire questa malattia e non esiste per ora una cura che possa a tutti gli effetti combatte l’avanzamento del morbo; l’unica certezza rimane la ricerca scientifica che, diversamente da come dovrebbe essere, non rientra nei programmi prioritari del nostro sistema politico. Nonostante tutto, la voglia di raggiungere degli obiettivi significativi da parte dei nostri giovani ricercatori, spesso in laboratori esteri, è l’unica speranza in cui credere.