EMANUELE VIGNA_FOTO DI MICOL SACCHI
Il cambiamento climatico è, al giorno d’oggi, uno dei principali problemi ai quali l’uomo deve far fronte.
Questo mutamento su scala globale è un fenomeno che si è verificato negli ultimi 150 anni, ma di cui si prevede un incremento considerevole negli anni futuri.
Il fenomeno sta causando molti problemi all’intera Biosfera del pianeta, come ci viene detto in un rapporto redatto nel 2014: “le temperature aumentano, le precipitazioni si modificano, i ghiacciai e le nevi si sciolgono e il livello medio globale del mare è in aumento”.
Ma questi sono solo alcuni effetti di tale mutamento; infatti esso causerebbe grandi danni alla flora e alla fauna di tutta la Terra e alla fine anche sull’uomo stesso.
La causa principale del cambiamento climatico sono soprattutto le emissioni dei cosiddetti gas serra, alcuni naturali, come il vapore acqueo, altri antropici come il CO2, generato dalla combustione di combustibili fossili, petrolio e carbone, e il CH4 prodotto attraverso l’agricoltura, la deforestazione e la messa a discarica dei rifiuti.
L’artefice di tale processo resta però quasi esclusivamente il genere umano, che sfrutta la Terra come fosse una miniera infinita, inquinandola, distruggendola e depredandola delle sue ricchezze; ma ciò di cui pochi si rendono conto è che il danno che l’uomo infligge sulla Terra, alla fine lo infligge anche a se stesso.
Proprio per questo i governi del mondo attraverso i Summit sul clima cercano di frenare questo cambiamento; nel 2015 si è svolta a Parigi una conferenza per cercare di ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera, e i rappresentanti delle varie nazioni si sono posti l’obiettivo di togliere le emissioni entro il 2020, sostituendo le tecnologie inquinanti con tecnologie verdi e decarbonizzando l’economia mondiale.
Se ciò non avvenisse, a lungo andare i danni sarebbero altissimi: l’aumento della temperatura causerebbe lo scioglimento delle calotte polari artiche e antartiche, con la conseguente estinzione di gran parte di quegli animali adatti a tale ambiente; lo scioglimento dei ghiacci provocherebbe un innalzamento del livello dei mari che andrebbero a coprire vaste aree nell’entroterra dei continenti, come è già successo 70 milioni di anni fa, quando il mondo era privo delle calotte polari e un oceano divideva in due il Nord America.
L’aumento delle temperature causerebbe grandi siccità in zone già aride oggi, come l’Africa, rendendo la vita quasi impossibile; in tutto il globo le stagioni cambierebbero, le quattro stagioni come le conosciamo non esisterebbero più, soppiantate da un clima diviso in due periodi: la stagione secca e quella delle piogge.
L’uomo sta ora iniziando a rendersi conto del fenomeno in corsa, cercando di analizzare anche l’opinione pubblica con libri come L’ultima occasione oppure con film The day after tomorrow per esempio, che immaginano un ipotetico pianeta che ha subito gli effetti del mutamento del clima su scala globale e la scomparsa di mote specie.
La maggior parte di noi confida che la situazione sociale sia ancora salvabile, ma la domanda che molti si pongono è una: “Se non riuscissimo a fermarci in tempo, chi e cosa sopravvivrebbe?
Per trovare una risposta, bisogna guardare al passato, che è la chiave per capire il presente, studiando la paleoclimatologia della Terra, nelle ere precedenti alla nostra.
Sappiamo dagli studiosi che il clima era ben diverso nel passato; durante il Mesozoico si avevano temperature che si aggiravano intorno ai 35-40 gradi centigradi, mentre alle latitudini più estreme, prive di ghiaccio, difficilmente scendeva sotto lo zero; questo clima seppe far fiorire e prosperare animali di grandi dimensioni, sia sulla terra che negli oceani e i più abili ad occupare le varie nicchie ecologiche furono i dinosauri che divennero le creature più specializzate e adattate al loro ambiente; questo fu però anche ciò che ne determinò la scomparsa 65 milioni di anni fa, infatti, quando cadde l’asteroide, il clima cambiò radicalmente e a soffrire maggiormente furono quelle creature troppo specializzate in un determinato ambiente e stile di vita.
Stessa cosa accadde durante l’ultima era glaciale, circa 10000 anni fa, quando i ghiacciai si ritirarono e il clima divenne più caldo e mite, i grandi mammiferi specializzati alla vita nei climi freddi, come il Mammuth e gli altri rappresentanti della Megafauna, scomparvero, lasciando il posto ad animali adatti al clima più temperato.
Si può quindi capire che nel mondo odierno a scomparire sarebbero gli esseri viventi più specializzati, ovvero i mammiferi e, a causa della mancanza di cibo e risorse, noi uomini, che non siamo più adatti a una vita, simile a quella preistorica, in cui per vivere bisognava cacciare. I sopravvissuti sarebbero creature come insetti, rettili, anfibi e uccelli, oppure piccoli mammiferi come roditori.
Se non facciamo qualcosa in fretta il cambiamento climatico, sarà la nostra condanna, perché come dice C. Cimarelli nella sua opera: “i cambiamenti climatici avvengono in modo ciclico”.
Saremmo quindi le prime creature ad esserci estinte con le nostre mani; i governi riusciranno a porre fine a questo fenomeno? Solo il tempo può dirlo.