SILVIA PONTARELLI

Lunedì 27 novembre il D’Adda si è colorato di rosso ricordando la giornata contro la violenza sulle donne. Nei corridoi si aggiravano ragazzi vestiti di rosso, salendo le scale era impossibile non incontrare gruppi di studenti con magliette rosse, i vari pullman erano colmi di adolescenti che tra il ripasso di una materia e l’altra chiacchieravano sulla giornata a tema. Il rosso era ovunque. Tutti, nel nostro piccolo, ci stavamo ribellando alla violenza sulle donne. Durante la mattinata nelle classi si sono svolte varie attività tra cui la lettura di brani e la visione del “monologo” di Laura e Paola circa la violenza sulle donne. Sono stati forniti ai ragazzi numerosi spunti di riflessione e dialogo con i vari professori; Silvia Pontarelli scrive così:

“Voglio essere libera. Libera di vestire i capi che più preferisco, libera di poter camminare per strada senza occhi indiscerti posati su di me. La mia gonna non sarà mai troppo corta, la mia maglietta mai troppo scollata, il mio atteggiamento mai troppo provocatorio.

 

Voglio essere libera dalle etichette: non sono facile, zitella, bella oppure brutta, sono semplicemente me stessa.

Voglio essere libera di poter fare il maschiaccio o la principessa: non voglio che mi si dica “sei snob” o “te la tiri” oppure “sei troppo scurrile”.

Voglio che il mio dolore venga rispettato, che nessuno si approfitti di esso per approfittarsi di me.

Voglio che i miei sogni e le mie speranze non vengano infranti, perchè mi appartengono: distruggerli significa distruggere me e nessuno ha il diritto di compiere un simile atto.

Voglio che la mia dolcezza non venga considerata “debolezza”, ma al contempo che non mi si dica di essere “schizzata” se qualche volta rispondo male: ho il diritto di potermi arrabbiare.

Voglio essere libera di poter porre la parole “fine” a una storia senza rischiare di dover “chiarire” in un posto isolato.

Non voglio lividi ed ematomi sul mio corpo e nella mia anima.

Pretendo, esigo, di non dover più sottolineare quali siano i miei diritti e le mie libertà.

Rispettami.”