MARGHERITA STEFANUTO

Quante volte ci siamo sentiti fuori posto, dei pesci fuor d’acqua, dei veri e propri “sfigati”? Quante volte avremmo voluto che i nostri problemi sparissero in uno schiocco di dita? Quante volte avremmo voluto non avere tutti quei difettucci estetici e comportamentali che ci fanno sentire insicuri? Per quanto cerchiamo di nasconderlo, in certe situazioni vorremmo che qualcuno ci dicesse come comportarci o cosa fare, malgrado tutta la fatica che abbiamo fatto per conquistare l’agognato “non dirmi come devo vivere”.

Proprio per questo motivo, nel musical Be More Chill  (letteralmente, “Sii più rilassato, figo” ), ambientato in un futuro non così tanto lontano, il sedicenne  protagonista, Jeremy, il classico nerd emarginato, decide, in un tentativo di piacere alla sua cotta, Christine, di acquistare uno S.Q.U.I.P (Super Quantum Unit Intel Processor), un nano-computer in pillola capace di impiantarsi direttamente nel cervello della persona e dirgli cosa fare. Non appena lo SQUIP entra nella mente del ragazzo, lo convince che tutto ciò che lui è, che fa e pensa è penoso e deprimente. Il protagonista comincia così la sua breve scalata alla piramide sociale del liceo, disposto anche a tagliare i ponti con il suo migliore amico, Michael; alla recita della scuola, tuttavia,  il ragazzo capisce che il dispositivo tecnologico nel suo cervello vuole soltanto dominare il resto dell’istituto (e probabilmente dell’intero pianeta) attraverso suoi simili. Jeremy si oppone al computer che controlla i suoi pensieri, riuscendo a disattivarlo solo grazie all’intervento tempestivo di Michael.  Passato il pericolo, Jeremy trova il coraggio di chiedere a Christine di uscire con lui, conscio che le voci nella sua testa ci saranno sempre, compresa quello dello SQUIP, ma che la sua sarà sempre la più forte.

Malgrado la trama fantascientifica, Be More Chill può essere visto come il riflesso di ciò che sta succedendo ora tra i giovani : per essere più “cool”, “fighi” o popolari, si è disposti a tutto, perfino ad annullarsi come persone, e quale mezzo migliore della tecnologia? Perché essere se stessi quando si può essere qualcun altro ed essere accettati da un tessuto sociale terribilmente rigido e gerarchizzato come quello adolescenziale? Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ovviamente, ma le persone con un carattere debole o estremamente insicure (come il protagonista del musical) potrebbero essere le più influenzate e tentate dal potere rassicurante che uno schermo può dare.

Nel mondo in cui siamo cresciuti che ci ha un po’ abituati alla tensione verso il perfetto e il magnifico, bisogna cominciare a riconoscere che va bene anche essere se stessi, per quanto gli altri possano trovarlo strano. Gli amici veri arriveranno, non c’è bisogno di andare in giro a ricercare consenso a tutti i costi. Quando tutti vogliono essere qualcuno, ma non vogliono essere esclusi, si va incontro ad un’omologazione  e una disumanizzazione inconsapevoli e inquietanti, causate anche da un eccessivo e scorretto uso della tecnologia, da cui siamo sempre più dipendenti e che, purtroppo, ci ha resi anche più ipocriti (“The Smartphone hour / Rich set a fire” è il perfetto esempio in musica di quello che si sta succedendo).

Dopo la pillola amara, è tempo di parlare anche dei lati positivi della tecnologia.

È il caso di Dear Evan Hansen ( “Caro Evan Hansen”), la storia di un ragazzo con problemi di fobia sociale che lo portano ad andare da un terapista che gli consiglia di scriversi una lettera di incoraggiamento per il suo ultimo primo giorno di scuola; in questa, però, il ragazzo esprime solo il suo desiderio di farla finita. Stampata nel laboratorio di informatica, la missiva viene presa da Connor, adolescente problematico e cupo che, in un tentativo di gentilezza, firma il gesso del braccio rotto di Evan. Qualche giorno dopo, si viene a conoscenza del suicidio di Connor, che sembra aver usato la lettera rubata come biglietto d’addio. Comincia così la sfilza di bugie che il protagonista s’inventa per far stare meglio la famiglia in lutto, una su tutte, quella di essere stato il suo migliore amico. Quando Evan si rende conto che tutti si stanno dimenticando del suo compagno di scuola, decide di fondare il “Connor Project” per mantenere viva la sua memoria e prevenire altri suicidi. Il discorso che fa all’assemblea viene pubblicato su Internet e diventa virale, così come l’hashtag #youwillbefound (letteralmente “sarai trovato”). Dopo questo momento di felicità in cui il protagonista sembra aver trovato una famiglia e degli amici, la verità viene a galla, compreso anche il perché del suo braccio rotto, frutto di una caduta da un albero attraverso la quale sperava di morire. Tuttavia, si risolve tutto in meglio e il “Connor Project” rimane operativo.

In questo musical, la tecnologia è usata più che altro a fin di bene: la memoria di qualcuno strappato alla vita troppo presto è una cosa incredibilmente fragile, e va protetta in quanto tale, così come è importante l’ascolto di coloro che parlano spesso della propria morte e che hanno o hanno avuto tendenze suicide; si apre dunque uno spiraglio sulle malattie mentali come  la depressione, l’ansia e la fobia sociale che vengono spesso sottovalutate, ma che possono condurre a conseguenze estreme: i ragazzi che ne soffrono rimangono spesso inascoltati o si autoconvincono, su un input esterno, che i loro problemi sono temporanei o irrilevanti e trovano sollievo in droga, alcol, sesso precoce e/o non protetto, autolesionismo o suicidio. Dobbiamo capire che, come sono seri un osso rotto o un taglio profondo, così lo sono anche questi comportamenti e che, spesso, le persone che cercano un po’ d’attenzione non lo fanno per manie di protagonismo, ma semplicemente perché vogliono essere ascoltati e compresi, vogliono rompere il silenzio sulla loro condizione solo per stare finalmente bene. Ecco perché è così importante l’hashtag #youwillbefound : è un faro di speranza, un memento che, qualunque sia la tua condizione, il tuo problema, troverai qualcuno disposto ad ascoltarti ed aiutarti e riuscirai ad alzarti. Non sei solo. Non aver paura di fare il primo passo.

 

 

(Trame complete: https://it.wikipedia.org/wiki/Be_More_Chill#Trama  https://it.wikipedia.org/wiki/Dear_Evan_Hansen#Trama )

(Colonne sonore :  Be More Chill :https://www.youtube.com/watch?v=EnkUlLNDflQ&list=PLY84eEwKZ-dPJDNIDJAJdxxbCIvcwNVns            Dear Evan Hansen:  https://www.youtube.com/watch?v=6f1-QF9jvBM&list=PLWLvAz4SbCSfmXkJN416tOEX73KhTmGVo )