CAROLA CERMINARA
Sottofondo di vite intere, la musica è da millenni un aspetto fondamentale di ogni società e cultura.
Dalle percussioni del cuore profondo dell’Africa, alle giocose spinette dei salotti europei di qualche secolo fa, la musica ha sempre mantenuto una dimensione prettamente fisica, fino ad oggi: grazie ai formati mp3, che tutti utilizziamo quotidianamente, tutto ciò che ci piace ascoltare ci segue ovunque. Una vera e propria benedizione! Tutto però ha un prezzo e, in questo caso, è quello della svalutazione : non solo la qualità è inferiore, ma anche il valore stesso della musica, mistico a suo modo, va perdendosi nei piccoli e ordinati formati moderni.
C’è da dire, però, che anche tra i giovani d’oggi difficilmente troveremo chi non si emozioni tenendo in mano un oggetto forse superato, sì, ma ancora venerato in tutta la sua delicatezza: il disco di vinile. Non sottoposto alla compressione, il vinile non contiene la musica, ma la ospita ; estremamente dolce su ogni tonalità, che viene messa in risalto senza mai oscurarne un’altra, porta con sé non solo la caratteristica del vintage, ma anche la dolcezza delle cure, dei gesti ripetuti, del timore per la fragilità dell’oggetto che si tiene tra le mani… il vinile è musica viva, e il giradischi potrebbe quasi essere considerato uno strumento a sé: influenzato da ogni singolo granello di polvere, nessun ascolto sarà mai uguale all’altro, sembrerà di far parte di una meraviglia senza tempo: in fondo la musica è tutta lì, sotto i nostri occhi, scolpita per sempre nei solchi del disco; ciò che sentiamo dipende da noi, è una responsabilità che fa diventare anche noi un po’ artisti, con gli occhi chiusi si sogna sulle delicate note del passato.