CARLOTTA BONANDIN, FOTO DI MICOL SACCHI
Nella nostra Valle questa festività dalle origini antichissime è molto sentita; fin
dal Medioevo alcune fonti riportano le tendenze “carnascialesche” del popolo
borgosesiano. Forse perché non poteva venir meno il prorompente istinto, in
ogni epoca proprio delle plebi, di rappresentare se stesse e la bislacca
società, il Carnevale si è tramandato per secoli e secoli, diventando una
particolarità del nostro territorio. Dal Rinascimento al Congresso di Vienna,
nel 1814, l’Europa iniziò a dare importanza al Carnevale, perciò non è
pensabile che la Valsesia ne sia rimasta tagliata fuori.
Nel Settecento il Carnevale è sempre più coinvolto in vicende politiche,
generatrici di satira.
In Valsesia nacquero nel secolo successivo quattro Carnevali storici: il
Carnevale di Varallo e quello di Borgosesia, per citare i più noti e spettacolari,
seguiti da quello di Grignasco e di Serravalle.
A Borgosesia nella seconda metà dell’Ottocento fa la sua comparsa la
maschera tradizionale, il Peru Magunella con la sua consorte Gin Fiamma; a
Varallo invece il Carnevale è rappresentato dalle maschere Marcantonio
Carlav è e e la consorte Cecca.
Dal giorno dell’Epifania, e per una lunghezza variabile di anno in anno, fino al
giorno del Mercoledì delle Ceneri, la tradizione locale vuole che si festeggi
con una serie di particolari eventi: le veglie, le sfilate, le iniziative benefiche,
unite poi ad altre peculiarità di ogni singolo paese.
Non sempre però i festeggiamenti si concludono con il martedì grasso: un
esempio è il Carnevale borgosesiano che vive il suo atto conclusivo nel primo
giorno di Quaresima , per inscenare con un lungo corteo una sorta di funerale
del Carnevale stesso. Secondo la tradizione, l’iniziativa ha avuto origine nello
stesso anno in cui è stato organizzato il primo Carnevale di Borgosesia: al
termine della manifestazione, un gruppo di dirigenti di Aranco, impiegati in un
lanificio fondato pochi anni prima, primo nucleo della futura Manifattura Lane
Borgosesia, non si rassegnò alla fine delle feste e decise, la mattina del
Mercoledì delle Ceneri, di celebrare il funerale del Carnevale.
Un altro esempio che possiamo riportare è il Carnevale ambrosiano, il cui rito
prevede che il periodo quaresimale inizi con la prima domenica di Quaresima.
L’ultimo giorno di Carnevale è quindi il sabato, quattro giorni dopo rispetto al
martedì grasso in cui terminano i festeggiamenti nelle località dove si osserva
il rito romano . In Valsesia il Carnevale di Bornate segue il rito ambrosiano:
secondo l’antica storia, furono le maschere di questo paese a trovare defunto
Sant’ Euseo, santo che, secondo la tradizione, sarebbe vissuto nel secolo XIII
o nel XIV nella zona di Serravalle facendo il calzolaio. Il miracolo che
manifestò a tutti la santit à di Euseo si verificò proprio l’ultimo giorno di
Carnevale, di un anno imprecisato, quando alcune persone mascherate,
passando vicino al suo romitaggio lo videro ormai defunto e si accorsero che
sopra il rifugio erano fioriti tre gigli. Essendo inverno, la cosa apparve strana.
Il fatto suscitò commozione fra gli abitanti della zona, che provvidero alla sua
sepoltura nello stesso posto, erigendo quasi da subito una chiesa. Le
maschere decisero dunque i proseguire i festeggiamenti fino alla prima
domenica di Quaresima.
Queste sono solo alcune delle tradizioni della nostra Valle, ma sufficienti a
testimoniare quanto sia radicato il Carnevale nella nostra tradizione, che
fortunatamente rimane viva ancora oggi, a dimostrazione di quanto il
Carnevale sia una cosa seria!