ADRIANO BARBERIS CANONICO
Ad Alessandropoli viveva un uomo brutto e sgradevole fisicamente, dal naso grosso, di statura bassa e un poco zoppo. Ma se gli dei lo avevano poco favorito nell’aspetto, lo avevano dotato di un ingegno e di un’intelligenza fuori dal comune.
Tutti i cittadini lo conoscevano ed erano stati costretti a imparare a memoria le sue abitudini: si svegliava la mattina presto, allo spuntar del sole, e si recava alla piazza. Aspettava che giungesse qualcuno da arpionare solo per stremarlo fino a sera con domande filosofiche d’ogni tipo, alle quali pochissimi riuscivano a trovare risposta. Se si fosse riusciti in tale impresa, lui se ne sarebbe andato a tormentare qualcun altro. All’epoca i cittadini erano assai pochi, mentre gli stranieri circa il triplo. Se i primi si erano muniti contro il filosofo, evitando la piazza in certi orari, i secondi, ignari, ci cascavano con tutte le scarpe. L’esito era che almeno una volta al giorno un mercante o un politico o un soldato o un ladro o uno studente o un atleta, trattenuto dalle disquisizioni filosofiche, si perdeva un’offerta, un dibattito, un turno di guardia, una rapina, una lezione, una gara o un cliente.
In quel tempo ci fu una guerra tra la città e il regno di Lidia che, dopo un anno di duro assedio, la conquistò. Al sovrano lidio il luogo piaceva così tanto che decise di trasferirvi la sua residenza estiva. Venne in tal modo presto a sapere dell’ uomo che andava in giro per la città a tediare chiunque incontrasse; incuriosito, decise di conoscerlo, sebbene tutti glielo sconsigliassero. Decise un giorno di travestirsi da povero contadino per non essere riconosciuto e di buon mattino si recò nella piazza ancora deserta. Dopo una breve attesa, giunse un omino zoppo che non poteva essere nessun altro se non il filosofo. Questi gli si fece incontro e gli chiese: “Qual è la qualità più importante in un uomo?”. Il re, intrippato, tentò di rispondere: “Sicuramente l’onore”. “Ma cos’è l’onore” ribatté il filosofo “senza l’onestà?”. “Allora l’onestà”. “Ma quanto vale l’onestà senza il timore degli dei?”. “Allora il timore degli dei”. “Ma può esistere il timore degli dei senza la fede?”. “Allora la fede”. “Ma chi può avere fede in esseri immateriali se non la si ha nei confronti degli uomini attraverso la lealtà?”. “Ma cos’è la lealtà senza l’onore?”. “Allora l’onore”, “Ma cos’è l’onore senza l’onestà?”. Il re capì d’essere caduto in un tranello. Compiaciuto, ma non ancora soddisfatto, continuò lo sfiancante colloquio per altre tre ore, dopodiché, non potendone più, decise di tornare a palazzo. Tuttavia il filosofo non lo abbandonava e continuava a tormentarlo con la solita domanda. Esasperato, il re iniziò a chiedere soccorso ai passanti ma costoro, vedendo il pericolo di accollarsi l’omino, lo scostavano. Solo un uomo, nei paraggi per caso, giunse in suo aiuto: questi si chiamava Neottolemo ed era un semplice pastore, le cui greggi erano poco lontane dalle mura cittadine. Non aveva nessuna istruzione, era rozzo ma puro di cuore. Invitò il filosofo a porgli la sua domanda : “Qual è la qualità più importante in un uomo?”. “Semplice”, esclamò Neottolemo “Tutte e nessuna!”. Il filosofo fu così compiaciuto per questa risposta tanto sagace e sensata che se ne andò felice, liberando da se stesso la città, almeno per quel giorno.