CLARA SOGNO

“Per non dimenticare”; questa è la frase che più ricorre il 27 gennaio di ogni anno e che celebra la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz avvenuta 75 anni fa. A tal fine, lunedì mattina, il percorso didattico che i Rappresentanti di istituto, aiutati dagli insegnanti, in particolare il prof. Sezzano e la prof.ssa Contini, hanno deciso di proporci ci ha permesso di riflettere ma soprattutto conoscere uomini e donne che durante quel periodo di terrore hanno deciso di non rimanere indifferenti di fronte a tanta violenza e di agire, pur conoscendo i pericoli a cui andavano incontro. Queste persone sono oggi riconosciute a livello mondiale e dalla comunità ebraica come i GIUSTI TRA LE NAZIONI. Il nostro percorso è iniziato nell’atrio della scuola, dove sono stati esposti i diversi cartelloni che tutte le classi avevano elaborato durante la settimana precedente e che raccontavano, attraverso immagini, scritte e fotografie, la storia di uomini e donne proclamati giusti tra le nazioni. Sempre nell’atrio è stato esposto un cartellone con la scritta: “c’è chi dice no, il coraggio di opporsi” che da bianco è divenuto multicolore a fine giornata, visto che ogni ragazzo poteva colorarne le lettere o lo sfondo. Successivamente, ci hanno accompagnato nell’aula informatica, dove, attraverso un video, è stato spiegato il ruolo fondamentale che hanno avuto i giusti durante l’occupazione nazista e fascista, ma anche quello non meno importante che hanno continuato a svolgere nel corso della storia e che continuano a portare avanti ancora oggi. La tappa successiva è stata in un’aula del Liceo artistico, dove ci hanno fatto bendare e con il solo senso dell’udito dovevamo ascoltare la storia di un mercante che, per salvare la vita a numerosissime persone innocenti, si finse console di Spagna. Giunti nella biblioteca del piano terra, un documentario su Gino Bartali ci ha raccontato le gesta di questo campione ciclista, che, nascondendo documenti falsi nel manubrio e nella sella della sua bicicletta, salvò la vita di circa 800 ebrei. “Il bene si fa, ma non si dice”: ecco, questa è una delle sue più celebri frasi, che ci permette di riflettere anche sul motivo per cui è stato proclamato solamente nel 2013 un giusto tra le nazioni, visto che non aveva mai parlato pubblicamente delle azioni compiute in quegli anni. Siamo giunti, infine, nell’aula di scienze dove abbiamo dovuto appoggiare entrambe le nostre mani su dei banchi e non staccarle mai durante tutta la durata della spiegazione. Questo gesto è stato simbolico, ovvero voleva farci comprendere come ci si sente a non potersi “muovere” e dunque a non avere la possibilità di opporsi e di esprimere un proprio parere. In questa stanza, abbiamo conosciuto un altro giusto, ovvero il padre di Piero Angela, Carlo Angela, che durante l’occupazione fascista offrì rifugio a numerosi ebrei ed antifascisti nella casa di cura per malattie mentali che dirigeva, falsificando le cartelle cliniche e quindi salvando molte vite. Questo percorso ha voluto mettere in evidenza gli aspetti “positivi” che si possono trovare all’interno di situazioni drammatiche in cui l’orrore sembra prevalere, ma spesso l’umanità è più forte ed emerge comunque: la giornata ci ha permesso di riflettere sul fatto che ognuno può agire in modo concreto opponendosi alle ingiustizie, facendo del bene. Ecco, questi sono i GIUSTI.