CHANTAL GIACOPELLI
Chi sono le donne più importanti della storia?
A questa domanda il nostro cervello si attiva e si rende conto quanto la nostra storia si basi sulle azioni e sulla visione di uomini, soli uomini, mentre il ruolo delle donne è circoscritto, fin troppo aggiungerei. Con questa rubrica scopriremo le vite e le azioni di questo genere che è stato tanto maltrattato dalla storia.
~La più grande flotta pirata fu guidata da una donna~
«E poi, accidenti, comandava una flotta grande quanto Imola. Perché se ne parla così poco?»
Dian Murray, One Woman’s Rise to Power: Cheng I’s Wife and the Pirates, 1981
Ching Shih, conosciuta anche con il nome Cheng Yi Sao, nacque a Guangdong nel 1785 e morì nello stesso luogo nel 1844.
Dapprima prostituta a Canton, quando compì ventisei anni accettò di sposare un potentissimo pirata di nome Cheng Yi a patto che lui le cedesse almeno una delle sue flotte. Nel 1807 l’uomo morì e lei divenne la sola al comando della Red Flag Fleet. Ching Shih ebbe poi una seconda e ultima relazione con Cheung PoTsai da cui ebbe un figlio.
Il suo successo avvenne tramite un codice, infatti consolidó la sua posizione di comando creando un codice piratesco che rafforzó tantissimo la sua flotta.
Le principali regole erano queste:
- Era vietato rubare dal fondo pubblico e dai cittadini che rifornivano i pirati.
- Chiunque avesse dato ordini che non venivano emessi da Ching Shih, o che avesse disobbedito a quelli di un superiore, sarebbe stato decapitato sul posto.
- Tutti i beni che venivano presi come bottino dovevano essere presentati per un’ispezione di gruppo. Il bottino veniva registrato da un commissario di bordo, e in seguito veniva distribuito dal capitano della flotta. I razziatori ottenevano il venti percento, e il resto veniva aggiunto al fondo pubblico.
- Il denaro veniva consegnato al capitano della ciurma, che restituiva solo una piccola somma ai razziatori, cosicché il resto potesse essere utilizzato per comprare provviste durante le spedizioni senza successo. La punizione per aver nascosto un bottino consisteva, la prima volta, in molte severe frustate sulla schiena, mentre l’aver celato grandi quantità di denaro portava alla pena di morte.
La fustigazione o i ferri erano le pene per chi non rispettava le altre leggi del codice.
Ai disertori o a chi abbandonava la nave venivano tagliate le orecchie e venivano fatti sfilare di fronte la ciurma.
Ching Shih impose delle regole anche sul comportamento dei pirati nei confronti delle prigioniere: la pratica standard era liberarle, ma molte volte le più belle diventavano le loro concubine. Se un pirata ne sposava una, doveva esserle per sempre fedele; se avveniva uno stupro, l’uomo era condannato a morte; se il rapporto era consenziente, lui veniva decapitato, lei gettata in mare con due palle di cannone ai piedi.
Perchè Ching Shih imponeva ciò?
Lei voleva che i suoi uomini sfogassero la loro frustrazione in battaglia. Il potere di Ching Shih cresceva di giorno in giorno, tanto che la sua flotta riuscí a sbaragliare la Marina Imperiale Cinese. Dopo anni di incessanti razzie, rapine, estorsioni e saccheggi a opera delle sue numerose flotte, nel 1810 il governo cinese offrì ai pirati l’amnistia; lei accettò e mantenne tutti i suoi averi, con i quali aprì una casa per il gioco d’azzardo