MADDALENA BERTOLI
Coucou à tous les lecteurs du Gabbia-no!
Anzi no, forse suona meglio in italiano…Buongiorno a tutti i lettori del Gabbia-no!
Per chi non lo sapesse: sono partita per un trimestre in Francia, a Strasburgo precisamente, per migliorare il mio francese e fare nuove esperienze.
Ho atteso due settimane per scrivere questo articolo in modo da poter veramente capire come funziona la vita qui ed abituarmi ad una nuova routine. Ora credo di essere pronta a farne un resoconto: sono tutte mie opinioni, promettete di non giudicare?
Partiamo subito sfatando un mito: i francesi non sono affatto un popolo di antipatici, schizzinosi e vanitosi. Sicuramente ci sono delle persone così, ma quelli che ho conosciuto si sono rivelati veramente gentili, accoglienti e pronti a tutto per mettermi a mio agio. Un paio di esempi veloci: se correndo incontri un’ altra persona che fa jogging venire nel verso opposto, poco ma sicuro che ti dirà ‘Salut’ o che almeno ti sorriderà. Oppure al supermercato: a me capita sempre che a Varallo gli anziani non ti cedano mai il loro posto alla cassa anche se tu hai solo una bottiglietta d’acqua e loro la spesa per un reggimento. Beh, strano ma vero, qui nessuno si fa problemi a cederti il posto nella fila o ad aiutarti con i sacchetti. Sarà l’astio storico tra francesi ed italiani a farci entrare in testa quest’idea su di loro, ma per ora non posso che sfatarla.
Anche dal punto di vista linguistico non ci sono stati problemi: in fin dei conti utilizzano spesso le stesse parole o aggettivi per descrivere situazioni e persone, quindi basta abituare l’orecchio e non farsi problemi a chiedere di ripetere se non si ha capito.
La scuola e il sistema scolastico in generale sono molto diversi dal nostro: qui i voti vanno dall’uno al venti; a scuola non si va con la cartella stracolma di libri, ma ad ogni alunno viene affidato un tablet con già tutti i libri scaricati in versione digitale e gli orari variano di giorno in giorno in base ai corsi che segui. Le materie obbligatorie sono cinque: francese, inglese, tedesco, scienze della vita e della terra ed educazione fisica.
Fino a non molti anni fa era obbligatoria anche educazione religiosa, ma ormai non lo è più in molti licei. Oltre a queste materie, ogni alunno sceglie tre cosiddette ‘specialità’ cioè materie specifiche che si vuole approfondire: io per esempio seguo un corso di letteratura e attualità inglese, un corso di storia e geopolitica e uno di SES che sarebbe l’equivalente italiano di economia e sociologia.
Lo trovo un sistema intelligente di organizzazione dello studio: decidi tu che interessi approfondire e quali no, evitando di arrancare per la sufficienza in materie che non ti si addicono. Quindi, in base ai corsi che ho quel giorno entro ed esco dalla scuola ad orari differenti: per esempio il lunedì entro alle 10 ma ho lezione fino alle 18, il mercoledì alle 8 ma finisco alle 15 e infine il venerdì ho solamente tre ore dalle 8 alle 11 e il resto della giornata libero. In queste prime settimane di scuola per me è stato difficile abituarmi a questi orari folli ( restare a scuola fino alle 18? Anche no, grazie), però il lato positivo è che ogni giorno hai un’ora e mezza (dalle 11.50 alle 13.20) per mangiare pranzo e rilassarti con gli amici in modo da spezzare la giornata; può anche capitare che ci siano più ore di pausa tra le varie lezioni e, essendo la scuola situata nel centro di Strasburgo, è molto piacevole passare il tempo tra i negozi e passeggiando per le vie. Parliamo ora di cose veramente importanti: il cibo. Mentre ero ancora a casa in Italia, questa era una delle questioni più preoccupanti per me: e se mi dessero da mangiare le lumache? O ancora
peggio il fois-gras? (Niente di male se qualcuno di voi ne va matto, ma semplicemente non fa per me)
Per fortuna sono stata collocata in una famiglia che ha viaggiato e vissuto in quasi tutto il mondo e la cucina è multietnica: avendo passato molti anni in Marocco, mi hanno fatto assaggiare piatti tipici arabi come il pollo alle olive cotto nel Tajine o il cous cous; hanno passato anche parte della loro vita in Russia, quindi ho potuto assaggiare piatti tipici dell’est Europa. Ovviamente ho
sperimentato anche molti piatti tipici alsaziani come le crêpes di grano saraceno con all’interno formaggio, prosciutto e uovo, la raclette, la tarte flambé, i croissant (appuntamento abituale per la colazione nei weekend) e la baguette appena sfornata.
So benissimo a cosa tutti state pensando mentre io sono qui a blaterare di cibo, scuola e chissà cos’altro: MADDALENA, LORO NON HANNO IL BIDET.
Sì, ragazzi, lo so. E’ veramente strano vedere un bagno con solamente wc, lavandino e vasca o doccia, ma qui è assolutamente normale. Anzi, ne ho parlato una sera con la mia hostmum e lei mi ha spiegato come fosse in voga averne uno negli anni Cinquanta del secolo scorso, ma ormai non esiste praticamente più in nessuna casa.
Quindi, ho una missione da portare a termine in questi tre mesi: convincere la popolazione francese che in realtà il bidet non è affatto così male e renderebbe la routine giornaliera molto più semplice, perciò è importante che tornino ad usarlo. Ce la farò?
Restate connessi per futuri aggiornamenti,
Saluti dai territori d’Oltralpe