SILVIA ASTORI
Fukushima- Tokyo dà il via libera al rilascio in mare dell’acqua contaminate. Questo titolo sta riempiendo le pagine di internet e anche le testate giornalistiche e televisive da martedì 13 Aprile 2021. Il disastro di Fukushima Dai-ichi è stato un incidente avvenuto l’11 marzo 2011 nella centrale nucleare omonima situata sulla costa occidentale del Giappone quale conseguenza di un terremoto di magnitudo 9.1 con epicentro al largo dell’arcipelago nipponico.
I sistemi di sicurezza percepirono il terremoto e interruppero le reazioni di fissione nucleare. Allo stesso tempo attivarono i generatori di emergenza, per raffreddare i reattori, ma non fu prevista l’onda di oltre 14 metri che arrivò un’ora dopo; essa superò i moli che proteggevano la centrale e si abbatté sugli edifici dei reattori, facendo spegnere i generatori d’emergenza. I sistemi di raffreddamento dei reattori continuarono a funzionare per alcune ore, ma la mattina successiva si bloccarono e le barre di combustibile cominciarono a fondere.
Dato che non era disponibile acqua dolce, la Tokyo Electric Power Co.,che gestiva e gestisce la centrale, iniettò all’interno dei reattori acqua marina per cercare di raffreddarli. Le barre di combustibile furono raffreddate, ma non si fece in tempo a evitare che nei reattori 1 e 2 il combustibile fuso sfondasse i recipienti in cui era contenuto.
Intanto aumentava sempre di più la pressione all’interno dei reattori: per evitare che esplodessero, la Tepco attivò un sistema per fare uscire i gas radioattivi nell’atmosfera. Ci furono tuttavia delle perdite di idrogeno, che al contatto con l’ossigeno generarono esplosioni: nei tre giorni successivi al terremoto esplose la parte superiore degli edifici dei reattori 1 e 3 cui seguì poi l’ esplosione anche negli edifici dei reattori 2 e 4. Quella nel reattore 2 distrusse una vasca d’acqua usata per assorbire le radiazioni, e quindi causò la fuoriuscita di sostanza radioattive non filtrate nell’atmosfera, nel suolo e anche in mare. Inizialmente il governo fece evacuare tutte le località in un raggio di 20 chilometri attorno alla centrale, poi esteso a 30 chilometri e 350.000 persone abbandonarono le loro case.
Ad aprile fu annunciato che tutte le vie attraverso cui l’acqua contaminata arrivava in mare erano state sigillate, e alla fine del mese la Tepco cominciò a isolare l’acqua usata per raffreddare il reattore (e quindi radioattiva) all’interno di grandi contenitori distribuiti intorno alla centrale. A dicembre l’allora primo ministro Yoshihiko Noda dichiarò che la situazione nella centrale era stabile e sotto controllo.
Dallo tsunami del 2011 a oggi i lavori per rimuovere il materiale radioattivo dalla centrale di Fukushima Daiichi e metterlo in sicurezza non sono mai stati conclusi, e continueranno ancora a lungo: la Tepco prevede che ci vorranno ancora altri trent’anni di lavoro per recuperare tutte le barre di combustibile non danneggiate, quello che si era fuso, smontare i reattori e gestire l’acqua attualmente contenuta in più di mille grandi serbatoi: ce n’è per più di 1 milione di
tonnellate, l’equivalente di 400 piscine olimpioniche.
L’acqua è già stata in parte pulita dagli elementi radioattivi, ora il governo giapponese vorrebbe disperderla gradualmente nell’Oceano Pacifico dato che Tepco prevede che entro l’estate del 2022 sarà finito lo spazio per stoccare l’acqua contaminata . Proprio di questa acqua si sta discutendo in questi giorni perchè la soluzione annunciata dal governo nipponico è contestata da diversi gruppi ambientalisti e dall’industria della pesca, dai rappresentanti dell’agricoltura locale, da Seul e da Pechino perchè non è stato possibile rimuovere il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno. Secondo alcuni esperti, il trizio sarebbe relativamente poco pericoloso per la salute umana e già naturalmente presente nell’acqua del mare e nell’atmosfera; altri parlano invece di una decisione che ignora completamente i diritti umani e gli interessi della gente di Fukushima, per non parlare delle pesanti ripercussioni ambientali sull’intera area geografica.
Ancora una volta, dunque, parlare di nucleare inevitabilmente ci porta a fare i conti con posizioni nettamente divergenti e ciascuno di voi penserà ai pro o ai tanti contro di questa fonte energetica, ma mi auguro che dopo più di un anno trascorso “sotto l’egemonia “ del Covid-19 non ci si dimentichi del problema ambientale con cui dovremo fare i conti: si rifletta attentamente e seriamente sul rapporto, quanto mai attuale, tra ambiente e sviluppo e si trovino i modi più efficaci per realizzare un’economia sempre più sostenibile e umana.