La protesta delle donne iraniane coinvolge tutti
Da ormai più di un mese, la situazione politica in Iran è estremamente tesa e le rivolte continuano. I manifestanti cantano: “Questa non è più una protesta, è l’inizio di una rivoluzione”.
La miccia è stata l’uccisione della ventiduenne Masha Jina Amini, che, secondo la versione del regime islamico, sarebbe morta in seguito a diversi arresti cardiaci. Tuttavia, il clima di sicurezza davanti all’ospedale e i trattamenti che le sono stati rivolti non escludono che possa essere stata brutalmente picchiata perché non portava il velo in modo corretto.
È dal 1983 che in Iran viene sancito per legge l’uso obbligatorio del velo. Decenni in cui la questione dei diritti delle donne è stata tenuta nascosta con cautela e adesso, come accade ogni volta in un regime assolutistico, basta un velo non messo correttamente a far cadere un sistema violento e oppressivo e portare all’irreparabile.
Così migliaia di iraniani si sono messi in cammino e radunati sulla tomba della giovare, nonostante il divieto delle autorità. Soprattutto i giovani ne hanno preso parte, con una semplice e chiara richiesta: un Paese libero.
Tutt’oggi la protesta sta ispirando anche moltissime donne afghane, in una grandissima dimostrazione di coraggio e solidarietà nei confronti di queste ragazze che, in fondo, vogliono soltanto avere la libertà di esprimersi.
Perché le loro parole non bastano mai.