Paola Falcione
Mi hanno molto colpito le parole della senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e testimone della Shoah italiana, quando sottolinea come l’indifferenza sia ancora più pericolosa dell’odio.
Ha ragione, perchè è più diffusa dell’odio, meno eclatante, fa sentire meno in colpa: “io non c’entro”, “non mi voglio immischiare”, o peggio “non lo so” e così via.
Il disinteresse è davvero inquietante: quanti durante la Seconda guerra mondiale hanno visto i treni carichi di ebrei passare e non hanno fatto niente…
Quando in un palazzo non si vedevano più intere famiglie, perché deportate nei lager nazisti, quanti dei coinquilini si sono preoccupati di conoscere quale fine avessero fatto? Quasi nessuno!
Non posso credere che nessuno sapesse cosa stesse succedendo agli Ebrei in quegli anni terribili!
Se non tutti, ma alcuni sapevano. E perché non hanno parlato?
Quando nel’38 in Italia furono varate le “leggi razziali”, che escludevano dalla sera alla mattina ragazzi dalle scuole ed i loro genitori dal lavoro, per il solo fatto di essere di razza ebraica, quanti dei cosiddetti benpensanti si opposero se non pochissimi o addirittura nessuno?
Paura, convinzioni errate, menefreghismo, indifferenza hanno avuto il sopravvento.
Anche oggi è così, si ignora, si sottovaluta, o peggio si giustifica.
E la stessa cosa accade oggi di fronte alla tragedia dei migranti bloccati in mare senza possibilità di scendere in un porto sicuro; donne, uomini, vecchi, bambini rischiano la vita e spesso la perdono!
Passare dritto davanti ad una persona che elemosina per strada è infatti molto più facile, non denunciare situazioni di possibile maltrattamento per paura di ripercussioni personali è la via più semplice e meno problematica.
L’attuale guerra che si sta combattendo in Ucraina ne è un esempio: ogni giorno ormai, da quasi un anno, assistiamo alle atrocità che questa assurda guerra sta provocando: devastazione ovunque, morti, feriti e pensiamo…“Il passato non ci ha proprio insegnato nulla! “eppure, sinceramente, speriamo che questo conflitto “non ci tocchi”… questo pensiamo!
Assistiamo da sempre alle disastrose condizioni di vita dei cosidetti “Paesi del terzo mondo” e ci chiediamo: “Ma come è possibile che nel 2023 esistano popolazioni che muoiono perché non hanno da mangiare, non hanno acqua, o per malattie ormai, per noi, sconfitte da decine di anni? E le grandi potenze economiche cosa fanno? Perché non aiutano questi paesi?…la riposta è semplice. Questi Paesi li hanno da sempre sfruttati e ancora oggi continuano a farlo!
Apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la “famiglia umana”. Nessun essere è migliore di un altro, soltanto perché è geograficamente “fortunato” o perché nato da una famiglia ricca. Dalla storia dovremmo aver imparato che le discriminazioni, le etichette, le divisioni, le frontiere, i muri non portano a nulla di buono.
Questo atteggiamento di completo disinteresse nei riguardi di ciò che ci circonda ha un solo nome:INDIFFERENZA.